ANTONIO CILLIS

Antonio Cillis e la spiritualità di ciò che si apre al mondo

Porta è sinonimo di ingresso. Porta è senso e specchio. Porta è quella che ti si chiude in faccia. Quella che sbatteresti per rabbia, che non vedi l’ora di valicare se ti manca l’abbraccio di chi, a sua volta non vede l‘ora di udire quel suono cupo che prelude al senso del desiderabile.

La porta è una dimensione pittorica e spirituale, una ricerca di forme e spiriti, una digradazione cromatica semplice ma raffinata, una essenzialità dal sapore antico e dallo spirito futurista. Perché l’ingresso e speranza.

Antonio Cillis, pittore che gira il mondo, che ama il sud America ma che vive la Lucania e le sue poesie, dipinge ciò che è sospeso nel tempo, bloccato, immobile, arreso all’incuria degli attimi, eppure misterioso, accattivante, emotivamente toccante.

Non cattura sulla tela ciò che vede, eppure parte dalla realtà, da una fotografia, da un’istantanea, da una scoperta del vero filtrato dalla sua sensibilità e dai suoi occhi.

Cillis osserva ed aggiunge, rivela l’irrivelabile solo per nasconderlo agli occhicuriosi dei sensi. La sua è un’opérationmagique di baudleriana memoria: occulta ciò che è meraviglia, serba per gli attenti l’incanto segreto e misterioso del non detto.

Tecnica da autodidatta ma impeccabile, l’artista dipinge il suo mondo fauves e folle, con i colori di Antonio Ligabue e l’innocenza del primo Renoir.

La pittura di Antonio Cillis è semplice, è un affondo al cuore e alle cose, un sussurro ed un sussulto, come quelli che d’inverno fanno cigolare le porte più malmesse, ma le più belle, quelle la cui essenza non è mistero, né chiusura ma preludio di imminente e sacra Rivelazione.

Merisabell Calitri 
Storico dell’arte.

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